Questa la convizione che si è rafforzata, e che troviamo espressa
nell'intervento del dott. Gian Marco Boccanera, allo Speakers' Corner
sulla Mediazione tenutosi lo scorso 13 luglio 2012 presso la Sala della
Mercede (Camera dei Deputati-Roma).
Semplificare la Complessità per migliorare il SistemaPaese.
Un SistemaPaese
che non riesce a superare la revisione imposta dai tempi, dai nuovi
bisogni da soddisfare e dalle tecnologie che avanzano inesorabilmente e
che rischiano di condannarci al declino, prima strategico, poi economico e poi ancora sociale.
La complessità del nostro Sistema sociale che si esprime attraverso
una pluralità eccessiva di componenti e attraverso una forte
interconnessione tra le stesse, poteva andar bene in periodi di “vacche
grasse” e di boom economico.
In momenti di ottimistica euforia in cui non si stava troppo a guardare sui costi e sulle (scarse) efficienze di un Sistema pluricentrico,
in cui il potere e le decisioni a tutti i livelli venivano amministrate
a strati sempre crescenti di complessità e di dialettica. Adesso col
sopraggiungere di una crisi globale questa impostazione ha mostrato
tutti i suoi limiti e le sue debolezze. Governare la complessità
stratificata e generata da inefficienze sistemiche è diventato non più
sostenibile, né a livello politico nè a livello economico. E sta
diventando insostenibile anche a livello sociale. Per i costi eccessivi e
non più difendibili del suo mantenimento, che impongono dolorose
deviazioni delle scarse risorse disponibili al sistema. La coperta è
diventata davvero corta. La cittadinanza chiede di rendere “più
semplice” la società e i sistemi che ad essa sovrintendono. E Lo fa
partendo con istanze e suggerimenti dal basso (bottom-up). L’opinione
pubblica sta radicando la convinzione che sia preferibile riportare la
società ad un livello di complessità, e soprattutto di litigiosità ,
inferiore a quello pre-crisi. I cittadini, cioè chiedono di SEMPLIFICARE E FACILITARE la complessità.
Spesso la complessità non compresa e non gestita porta diritto verso l’avversarialità, e questa porta al blocco delle posizioni e all’escalation del conflitto tra le parti. Con gravi danni e spese, sia individuali che collettivi, che possono invece essere ridotti e minimizzati. Tanto più adesso in cui le esigenze di finanziamento della cosa pubblica nazionale devono prestarsi ad essere condivise con quelle di finanziamento della cosa europea in aiuto ai Paesi in crisi. Gli impegni finanziari sono sempre più elevati e non ci possiamo permettere di trascurare risorse nazionali, neppure quelle latenti del conflitto. Se ci limitiamo ad osservare solo la veste giuridica di cui è rivestito un qualsiasi conflitto rimaniamo in ambito della avversarialità, della contrapposizione delle posizioni, simile alla tattica di trincea e di posizionamento della 1° guerra mondiale.
Spesso la complessità non compresa e non gestita porta diritto verso l’avversarialità, e questa porta al blocco delle posizioni e all’escalation del conflitto tra le parti. Con gravi danni e spese, sia individuali che collettivi, che possono invece essere ridotti e minimizzati. Tanto più adesso in cui le esigenze di finanziamento della cosa pubblica nazionale devono prestarsi ad essere condivise con quelle di finanziamento della cosa europea in aiuto ai Paesi in crisi. Gli impegni finanziari sono sempre più elevati e non ci possiamo permettere di trascurare risorse nazionali, neppure quelle latenti del conflitto. Se ci limitiamo ad osservare solo la veste giuridica di cui è rivestito un qualsiasi conflitto rimaniamo in ambito della avversarialità, della contrapposizione delle posizioni, simile alla tattica di trincea e di posizionamento della 1° guerra mondiale.
Approccio metacontroversiale alle liti.
Se invece ci sforziamo di fare astrazione e spostiamo l’ottica in una dimensione METACONTROVERSIALE, ovvero andiamo OLTRE gli aspetti evidenti, visibili della controversia,
così come essi appaiono a prima vista, allora stiamo indagando una
sfera più sensibile del problema, per la quale spesso la soluzione viene
trovata ad un livello diverso da quello prettamente giuridico. Metacontroversiale significa cercare soluzioni in mediazione che vadano al di là delle apparenze della controversia,
superando la logica tradizionale della spartizione proporzionale della
torta tra i contendenti, in modo che ciascun aumento dell’uno
corrisponde simmetricamente ad un decremento dell’altro. Invece in
MEDIAZIONE la soluzione creativa “metacontroversiale” indaga ambiti, al
di fuori e al di là delle evidenze fenomeniche della controversia,
ambiti che appartengono ad una altra Sfera, superiore, non evidente,
sensibile, avvicinabile solo con approccio creativo e fantasioso al
problema.
Parafrasando un termine tecnico-giuridico, METACONTROVERSIALE riguarda la sfera dell' ULTRAPETITUM e dell’EXTRAPETITA,
cioè di quello che non è compreso nell'oggetto della lite (petìtum),
perché non ne potrebbe costituire oggetto o semplicemente perché non si
vuole che ne costituisca (ultrapetitum ed extrapetitum), per svariati
motivi. METACONTROVERSIALE è l'ambito e la DIMENSIONE che differenzia
la Mediazione/Conciliazione dalla Transazione e sarà l'ambito in cui i
Professionisti Negoziatori di parte, sotto la guida e il tutoraggio del
Mediatore, dovranno confrontarsi per linee sensibili al fine di fare
emergere i veri bisogni sottostanti la lite fra le parti di cui hanno la
fiducia, e per fornirne adeguate risposte creative e non convenzionali.
Occorre però trovare un paradigma nuovo di RIFERIMENTO che ci faccia
CONCORDARE SU COME SI FA A CONCORDARE.
Eupetenza e competenza.
L’ esigenza di SEMPLIFICARE e FACILITARE la complessità di sistema si
traduce in un approccio mentale e d’animo che ho chiamato EUPETENZA,
utilizzando una parola greca (eupetes, es) che significa “facile,
agevole” . E che reca in se la radice , sempre greca, “EU” di grande
impatto simbolico in quanto antico nome del “bene”.
EUPETENZA sta a significare il possesso
di atteggiamento mentale e qualità d'animo alla facilitazione di ciò che
è , o che appare, difficile e complicato. Il Professionista che opera
in MEDIAZIONE a mio avviso deve possedere COMPETENZA,
quale conoscenza approfondita del sapere tecnico nella materia trattata e
arte tipica delle Professioni sin dall’alba dei tempi. Egli deve
possedere anche EUPETENZA, quale predisposizione d’animo e di intelletto
al raggiungimento di un obiettivo assegnato, semplificando e
facilitando le fasi intermedie che si frappongono ad ostacolo. Nella
considerazione che tale obiettivo è foriero di soddisfazione non solo di
interessi personali, ma anche e soprattutto di interessi collettivi,
che andrebbero misurati. Eupetenza è la capacità di cogliere il
“particulare”, non a scapito, ma a vantaggio del “generale”.
L'EUPETENZA, quindi, è arte e consapevolezza di RENDERE FACILE,
ovvero arte di FACILITARE i rapporti e le composizioni degli stessi su
binari comuni. E' la predisposizione d'animo alla ricerca dell'armonia
della composizione e del MIGLIORAMENTO DEL FARE per il raggiungimento di
un obiettivo condiviso, anche di valenza collettiva. Nella
consapevolezza che la migliore alternativa possibile all’accordo
negoziato, o al mantenimento dello “status quo ante”, rappresenta un
risultato inferiore. EUPETENZA è l'assetto di partenza per affrontare,
in superiore, armonica e condivisa sintesi, le contrapposte tesi ed
antitesi di hegeliana memoria, sublimandole nella fusione. Riecheggia
un po’ l'arte di togliere i bastoni dalle ruote, per consentire al Carro
Nazionale di continuare il suo percorso. Nella profonda convinzione che
il Carro Nazionale porta tutti noi, e che ciascuno ne possa e ne debba
contribuire alla inarrestata marcia verso lo sviluppo futuribile della
democrazia e della qualità dei suoi cittadini. EUPETENZA è l'esatto
contrario della strisciante abitudine di "mettere i bastoni nelle ruote"
ovvero il contrario di avviluppare di lacci e laccioli di complessità,
spesso inutile ed autoreferenziale, il libero svolgimento delle umane
attività, detto OSTRUZIONISMO.
L'eupetenza è il contrario dell'
ostruzionismo, che tanto frena e rallenta la spinta all'innovazione e
al cambiamento, oggi quanto mai indispensabile per non scadere nella
decadenza di Sistema, che oggi è sotto gli occhi di tutti noi. Serve
eupetenza nell’approccio sistemico alla Mediazione, affinchè essa entri
stabilmente nel patrimonio di abitudini del Sapere Tecnico Professionale
e – per suo tramite- nella collettività. Superando le logiche quanto
prevedibili diffidenze che accolgono ogni cambiamento epocale e ogni
fase di transizione della società civile.
Gian Marco Boccanera
www.studioboccanera.com
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