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mercoledì 9 febbraio 2011

IL FACILITATORE NELLA MEDIAZIONE CIVILE E NELLA CONCILIAZIONE

Eravamo a Marzo 2009 quando ebbi modo di scrivere il PROGETTO COMM-UNICO, derivante dalla riunione di intuizioni ed elaborazioni personali circa quelli che mi apparivano divenire i possibili sviluppi della Conciliazione, o Mediazione civile, come oggi si chiama. All'epoca però non c'erano i Decreti Delegati e non c'era neppure la Legge 69/2009 istitutiva della Conciliazione, che è stata varata solo nell'agosto di quell'anno (Manovra Estiva).
Presentato alla Commissione Conciliazione ed Arbitrato di cui all'epoca facevo parte, tale progetto è stato accolto con estrema tepidezza e scetticismo, forse perchè troppo visionario ed anticipatore dei tempi, anche perchè faceva emergere una figura AGGIUNTIVA a quella del Conciliatore, le cui funzioni ai più parevano replicare quelle del conciliatore. Il Progetto è stato da me fortissimamente perseguito ed anche parzialmente realizzato fino a che ho potuto, cioè fino alla mia uscita dalla Commissione e dal CPRC, per evidente "incompatibilità" di visione e di atteggiamenti. In questa sede non desidero soffermarmi ulteriormente sulla questione,  ma avrei piacere di puntualizzare alcuni aspetti che dal Progetto emergono:

1) L'individuazione della figura professionale del FACILITATORE o NEGOZIATORE DI PARTE. Questa è una figura assai più strategica del CONCILIATORE, poichè assiste la parte di cui ha la fiducia per tutta la procedura della mediaconciliazione, negoziando in suo favore e al suo fianco. Ma ancora prima di iniziare, il facilitatore indirizza i Flussi di Conciliazione a questo piuttosto che ad altro centro di Conciliazione, muovendo la "pedina" per primo e in funzione delle aspettative.
Oggi i Centri di Conciliazione sono circa 200 e, superata la fase di euforia iniziale di applicazione esclusiva ai corsi di formazione a pagamento, essi dovranno tenere il mercato e confrontarsi con il flusso di Mediaconciliazioni che saranno in grado prima di attrarre e poi di gestire adeguatamente. In quel momento, che è ancora da venire, il mercato farà la sua scrematura e rimarranno solo i Centri di Conciliazione che meglio di altri avranno sviluppato "potenzialità attrattive" non per i Conciliatori, quanto per i Facilitatori, ovvero per i negoziatori di parte.

2) La convinzione che la CONCILIAZIONE potesse essere per TUTTI i CITTADINI e affrontabile da TUTTI I PROFESSIONISTI, senza anacronistiche tutele nè esclusive di categoria, che ne avrebbero  ridotto le potenzialità. Ogni tipologia di Professionista (avvocato, commercialista, architetto, ingegnere, medico, geometra, etc...) è portatore di una COMPETENZA ESCLUSIVA nella materia di cui è esponente professionale.
 Ho immaginato di far riconoscere queste competenze, diverse tra loro, in un obiettivo comune a tutte che ho chiamato EUPETENZA, ovvero la predisposizione d'animo e d'intelletto alla FACILITAZIONE degli estremi, alla composizione ragionata e condivisa della controversia, ovvero quell'atteggiamento comune ai facilitatori che potesse "rendere facile ed agevole" il raggiungimento di un accordo a vantaggio delle parti e della Collettività che le ospita. Senza questo atteggiamento d'animo, rinnovato e convinto, si rischia di rimanere nell'ambito della conosciuta e praticata TRANSAZIONE.
Ma il passo avanti che è possibile compiere con la CONCILIAZIONE o MEDIAZIONE è che l'ambito dimensionale in cui le parti si dibattono va spostato ad un gradino superiore. Superiore rispetto a ciò che appare in via fenomenica dall'osservazione semplice della realtà. Un ambito e una dimensione superiore che ho chiamato "metacontroversiale", a significare che può essere indagato "al di là delle apparenze della controversia". Con approccio sensibile, psicologicamente raffinato, interessato alle dinamiche comportamentali, "facilitativo" appunto della ricerca di quell'accordo che solo l'emersione dei profondi bisogni sottostanti riesce a far emergere in maniera satisfattiva per chi è intorno al tavolo delle trattative.

3) La consapevolezza che non innalzando muri , ma gettando ponti alle altre libere Professioni l'Istituto della CONCILIAZIONE possa fungere da Istituto Strategico per il nostro Sistema-Paese, nella misura in cui si può cambiare l'ottica di osservazione e il rapporto col fluire del tempo che da direttamente proporzionale, divenga inversamente proporzionale rispetto ai compensi attesi. Per questioni storiche che risalgono indietro centinaia di anni, siamo stati abituati ad essere un popolo "litigioso" in cui l'ars dimicandi ha preso il sopravvento sull'ars conciliandi. Ma ora con la velocità della luce in cui avvengono cambiamenti epocali in tutto il Globo, con le potenzialità, ancora per la gran parte inespresse nel mondo delle professioni, dell'informatica e della TELEMATICA, sarebbe un vero peccato se non fossimo convinti di cogliere generose opportunità di fronteggiamento della CRISI che morde ad ogni livello e che sta arrivando ad erodere quote rilevanti dei compensi professionali. E' anacronistico e rischioso per la sopravvivenza continuare a pensare alla vecchia maniera. Oggi si devono preferire soluzioni che rispecchiano la velocità dei cambiamenti e delle informazioni cui siamo ogni minuto sottoposti.

4) La ferma convinzione che per far crescere e prosperare il neonato ISTITUTO della MEDIACONCILIAZIONE a vantaggio di tutti i cittadini, con l'ausilio e l'intervento (su base volontaria) di tutti i Professionisti quali facilitatori e negoziatori di fiducia dei loro clienti, a vantaggio della Collettività intera (grazie alla riduzione dei costi diretti e indiretti legali al conflitto) occorre REMOTIZZARE il FLUSSO delle Conciliazioni.
Come? Utilizzando gli Studi Professionali dei facilitatori, strutture che già esistono e che possono essere adattate allo scopo con pochi adeguamenti low-cost, principalmente in termini di strutture informatiche e telematiche di videocondivisione e sharing documentale. In questo modo le conciliazioni da amministrare verrebbero esternalizzate rispetto al Centro e alla sua limitatata capacità fisica e temporale di farvi fronte, con il Conciliatore che faccia da "tutor" sull'attività dei due o più facilitatori.

5) Gli esigui compensi del Conciliatore devono essere rapportati alla qualità e quantità di apporto professionale che da lui ci si aspetta. Se venisse "affiancato" da negoziatori di parte professionisti della materia di cui si controverte, retribuibili a tariffa professionale o a forfait preconcordato col cliente, il grosso del lavoro verrebbe fatto da questi ultimi, limitandosi il conciliatore a seguire e a tutorare lo svolgimento delle attività negoziali, limitando i suoi spostamenti, lavorando anch'egli in via telematica e potendo gestire tutoraggi di conciliazioni in multitasking, ovvero in contemporanea dal suo studio. Così facendo si allontanerebbe il rischio che il Conciliatore fissi delle ancore mentale sul suo break-even-point, ovvero il punto superato il quale gli esigui compensi ritraibili  dall'attività di conciliatore vengono percepiti dallo stesso come non più remunerativi, con intuibili conseguenze quanto a disamoramento del risultato e a poca convinzione nell'azione.

Per maggiori info Vi rimando alla sezione del PENSATOIO e alla VIDEOGALLERY del mio sito: http://www.studioboccanera.com/

Gian Marco Boccanera

3 commenti:

  1. Concordo con la tua posizione, anche perchè la vera innovazione dell'istituto della mediazione è il rafforzamento della figura del facilitatore o negoziatore di parte, che diventerà il vero motore della conciliazione.

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  2. Sono d'accordo soprattutto sul punto due ossia che la conciliazione debba essere appannaggio di tutti i professionisti, in quanto ognuno può dare il proprio contributo nella materia in cui è competente.

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  3. D'accordo anche io: la conciliazione/mediazione non deve essere prerogativa esclusiva di determinate categorie professionali!

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